Il mercato italiano dei probiotici è il più importante in europa e oggi vale oltre 500 milioni di euro: più del 50% del totale europeo.
Le aziende che operano in Italia lungo tutta la filiera sono di ottima qualità e negli anni hanno svolto, accanto alla produzione, le fasi di ricerca e sviluppo. Inoltre l’ambiente regolatorio italiano, rispetto agli altri paesi, è molto favorevole e permette l’accostamento di un claim al termine “probiotico”.
Tuttavia, rimangono problemi soprattutto a livello europeo che impediscono ulteriori passi avanti. Infatti, a fronte di più di 400 richieste di claim per i probiotici, l’EFSA attualmente concede una sola approvazione. E questo è un freno perché le aziende operano, ricercano e investono solo quando hanno la possibilità di comunicare i risultati del proprio lavoro.
BISOGNA RIPENSARE LA COLLOCAZIONE DEI PROBIOTICI ALL’INTERNO DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI COME CATEGORIA A SÈ
Come spiega Alessandro Colombo, vicepresidente di Integratori Italia – Unione Italiana Food: «Noi di Integratori Italia riteniamo che i probiotici debbano vedere riconsiderata la loro collocazione all’interno del mondo dell’integratore alimentare, in quanto categoria a sé stante per la loro specificità. In questo modo potranno essere gestiti in maniera diversa dalle aziende e anche dalle autorità regolatorie preposte alla valutazione dei risultati clinici degli studi realizzati. Questo potrà avere conseguenze positive non solo per le aziende, ma anche per il consumatore che ha ovviamente la necessità e il diritto di poter comprendere meglio come e quando utilizzare questi prodotti. Naturalmente con il supporto dei professionisti della salute, medici e farmacisti.»