Integratori alimentari, uso corretto dall’età pediatrica alla terza età in una review scientifica
Nuova Review scientifica su integratori alimentari per specifiche esigenze e per tutti i periodi della vita: infanzia, età adulta della donna e dell’uomo
«Gli apporti non adeguati di nutrienti, hanno un peso sulla salute anche maggiore di ciò che si assume in eccesso o degli scorretti stili di vita. Da qui il ruolo positivo degli integratori» ha spiegato Franca Marangoni, responsabile della ricerca di Nutrition Foundation of Italy, presentando la nuova edizione della “Review scientifica sull’integrazione alimentare: evidenze dalla ricerca scientifica e nuove frontiere di sviluppo“.
Una pubblicazione che ha riunito alcuni tra i maggiori esperti italiani sul tema della nutrizione e della salute, realizzata da Integratori Italia di Unione Italiana Food, in collaborazione con Edra.
«Secondo i dati di NewLine, il mercato degli integratori è vivace e dinamico, come dimostrano recenti dati che testimoniano un aumento globale delle vendite superiore al 4%rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un valore complessivo sopra i 3,2 miliardi di euro – ha spiegato Alessandro Golinelli, presidente di Integratori Italia -.Dati che evidenziano, da un lato, un’esigenza sempre più sentita di uno stile di vita improntato alla salute e al benessere, dall’altro un’offerta innovativa e di qualità che incontra il favore del consumatore».
In questi tre anni dalla prima edizione, sono stati numerosi e significativi gli studi della ricerca sperimentale e clinica sulle diverse sostanze presenti negli alimenti e negli integratori, sia per specifiche esigenze, sia per tutti i periodi della vita: infanzia, età adulta della donna e dell’uomo.
«Dall’analisi del Global Burden of Disease, una raccolta di informazioni sulla salute degli abitanti di 195 Paesi condotta da più di 3500 ricercatori, si conferma la validità delle linee guida per una sana alimentazione, evidenziando un aspetto in qualche modo innovativo: promuovere l’apporto di specifici componenti favorevoli della dieta è probabilmente la strategia più efficace in termini di salute pubblica» ha spiegato Marangoni.
I botanicals
A conferma dell’interesse del nostro Paese per gli integratori in genere e in particolare per i botanicals Patrizia Restani, ordinario di Chimica degli Alimenti, dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli studi di Milano ha presentato i dati dell’indagine condotta dal Progetto PlantLIBRA: «L’importanza di questa indagine, che ha coinvolto 2400 persone in 6 Paesi europei, è che sono stati raccolti dati reali di consumo e non dati di vendita. Le tre ragioni d’uso più citate in Italia: sono funzioni digestive (19%), attività tonica-energetica (15%) e proprietà rilassanti (11,5%). Tra le prime piante più presenti negli integratori, segnalati dai consumatori Italiani, ci sono l’aloe, il finocchio, la valeriana e il ginseng».
Microbioma e probiotici
Negli ultimi anni, grazie all’avvento di nuove tecnologie in grado di analizzare batteri e altri microbi con metodi indipendenti dalla coltura, ma basati sulla caratterizzazione genetica, si è reso possibile lo studio approfondito delle comunità microbiche presenti su tutte le superfici mucose, in primis il tratto gastrointestinale, ma anche i polmoni, il tratto genitourinario e la cute.
«Un’importante caratteristica del microbioma, cioè dell’insieme dei geni del microbiota, è la grande diversità tra gli individui, caratteristica che lo distingue nettamente dal nostro patrimonio genetico tradizionalmente inteso. Il genoma umano possiede un’identità del 99,9% tra diversi individui, mentre il microbioma intestinale ha una diversità tra individui che arriva all’80-90%. Per questa caratteristica, il microbioma potrà essere molto più utile nell’ambito di una medicina personalizzata – ha dichiarato Gianluca Ianiro, gastroenterologo del Policlinico Gemelli di Roma -. Quello a cui si deve arrivare è una rivoluzione concettuale, per andare oltre la definizione di ‘probiotico’, perché le differenze genetiche tra i diversi microrganismi sono enormi».
I probiotici, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute all’ospite”.
«Si tratta di un settore che si muove fra un’intensa attività di ricerca clinico-scientifica e un quadro normativo variegato a seconda delle aree geografiche – ha spiegato Lorenzo Morelli, direttore DiSTAS della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali di Piacenza -. Nel 2016 è stata pubblicata una nuova versione delle Linee guida relative alla presentazione dei dossier per l’approvazione di health claim sui probiotici concernenti il sistema immunitario, il tratto gastrointestinale e le difese contro i microrganismi patogeni».
Integrazione nei primi anni di vitae nella donna
Nello specifico dell’integrazione nell’età pediatrica «molti integratori a base di estratti vegetali e probiotici vengano impiegati nei bambini in situazioni cliniche per le quali non esistono trattamenti specifici, quali ad esempio i disturbi del sonno, le coliche gassose del lattante, la tosse, le infezioni respiratorie ricorrenti, per citare quelle più frequenti – ha spiegato Domenico Careddu, pediatra Fimp, docente presso la Scuola di specializzazione in Pediatria, Università del Piemonte Orientale di Novara -. Inoltre, esiste un ampio consenso internazionale sulla necessità di fornire per tutto il primo anno di vita una supplementazione di vitamina D a tutti i lattanti».
Mentre per quanto riguarda la donna nel corso della vita la donna affronta diverse fasi di cambiamento fisiologico particolarmente delicate, in cui è necessario prestare particolare attenzione a soddisfare le necessità nutrizionali per mantenere una condizione di benessere generale.
«Se la gravidanza e l’allattamento, necessitano spesso di supporto nutrizionale per mantenere la salute della madre e del nascituro; gli studi sugli apporti nutrizionali evidenziano, nelle donne, la carenza cronica di alcuni elementi come ferro, acido folico, calcio, magnesio e di molte vitamine, sia durante il periodo adolescenziale sia in età adulta: elementi che possono essere integrati attraverso la supplementazione» ha dichiarato Vincenzo De Leo, direttore della Scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli studi di Siena.
Cuore e mente
Le malattie cardiovascolari su base aterosclerotica continuano a rappresentare nel mondo moderno una delle principali cause di invalidità e di morte.
«L’inserimento nella dieta di alimenti arricchiti in fitosteroli o di integratori a base di queste molecole può consentire di risolvere l’eccesso di rischio associato a modesti aumenti della colesterolemia LDL, uno dei principali fattori di rischio coronarico – ha dichiarato Andrea Poli, presidente di Nutrition Foundation of Italy -. Altre sostanze che inducono la riduzione della colesterolemia LDL sono il riso rosso fermentato, il beta-glucano, la berberina; differenti sono invece i meccanismi alla base degli effetti protettivi dei grassi polinsaturi della famiglia degli omega-3».
Il cervello è l’organo del corpo che invecchia più velocemente e in maniera più significativa rispetto a tutti gli altri tessuti dell’organismo: «Molti altri nutrienti essenziali sono fondamentali per una corretta fisiologia neuronale. Questi sono la maggior parte delle vitamine, e in particolare quelle del gruppo B, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, i fosfolipidi e numerose sostanze “non nutrienti” contenute in alimenti vegetali o in piante fitoterapiche, come la curcuma, il cacao, il ginko biloba» ha spiegato Giovanni Scapagnini, docente di Nutrizione Umana dell’Università degli Studi del Molise. «Inoltre, ricordiamo che l’Efsa ha pubblicato le Linee guida per valutare l’efficacia di sostanze nutrizionali o derivate dal cibo sulle funzioni cerebrali. Sebbene tale documento non rappresenti, per stessa ammissione dell’Efsa, una guida esaustiva degli approcci per valutare in maniera attendibile il rapporto causa/effetto di una sostanza sulle funzioni cerebrali, è sicuramente un notevole passo avanti per impostare studi nutrizionali significativi in tale area»